Ed. Neri Pozza, 2023.
Demon Copperhead è un romanzo di Barbara Kingsolver ambientato nella Virginia rurale degli anni 90, durante l’epidemia di oppioidi negli Stati Uniti. Demon è l’eroe dal cuore d’oro alla David Copperfield, che lotta contro un sistema sociale disfunzionale, famiglie affidatarie abusive e soprattutto contro il peso del proprio passato. Nel libro la voce narrante è quella di Demon, che racconta in prima persona la sua storia e Kingsolver sa ritrarre con cura cosa significhi crescere in un ambiente emotivamente deprivato, caratterizzato dalla violenza e dal trauma che fanno sentire il protagonista invisibile, insicuro e ancor peggio, un peso per il mondo. Demon ha relazioni affettive spesso disfunzionali: desidera l’amore e la protezione, ma teme il rifiuto, e finisce spesso per sabotare ogni legame che potrebbe aiutarlo. Kingsolver riesce a far emergere tutto questo con una scrittura che alterna ironia, rabbia, lucidità e dolore.
Il tema della dipendenza è chiaramente centrale e così potente che il lettore entra insieme a Demon nella gradualità della sua dipendenza e negli abissi che la circondano. La discesa di Demon nella dipendenza da oppiacei non è solo una vicenda sociale — benché il libro denunci in modo esplicito le responsabilità dell’industria farmaceutica — ma soprattutto una scelta inconscia, una strategia di sopravvivenza psichica. La droga diventa una forma di anestesia, un disperato tentativo di proteggersi. Eppure, anche nel baratro, Demon conserva una scintilla di lucidità, un filo di desiderio di salvezza che non si spegne mai del tutto.
Kingsolver mostra con grande forza la complessità dell’essere umano anche in contesti estremi.
In definitiva, Demon Copperhead è un romanzo struggente, necessario e straordinariamente attuale. È una denuncia sociale, sì, ma anche un inno alla rivalsa e alla capacità di rialzarsi di chi, nonostante tutto, continua a provare, a vivere e a raccontarsi e a pensare che qualcosa di buono possa ancora esserci. Un libro che rimane dentro, perché ci ricorda quanto sia fragile l’equilibrio tra salvarsi e perdersi e a quanto possa fare la differenza anche una sola voce che continui ad avere fiducia, anche un solo orecchio ancora disposto ad ascoltare.

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