I referendum di giugno toccano temi come licenziamenti, precarietà, sicurezza sul lavoro e cittadinanza: non solo questioni giuridiche, apparentemente distanti dai temi relative alla salute mentale e al benessere, ma determinanti sociali reali di salute mentale, su cui abbiamo potere, influenzabili inoltre attraverso il potere politico.
Lavorare senza tutele, temere un licenziamento ingiusto, vivere nell’incertezza del rinnovo di un permesso di soggiorno: sono esperienze ancora troppo frequenti che influenzano il nostro stare al mondo. Sono indubbiamente, al di là dei fattori personali, della storia famigliare, delle dinamiche intrapsichiche, situazioni, evitabili, che aumentano la paura, l’incertezza, l’angoscia. Si tratta di fattori di rischio rilevanti per l’insorgenza di disagio e malessere che possono facilmente essere diagnoticati. La mancanza di protezione sociale continua, ogni giorno, a produrre disuguaglianze evitabili, che si riflettono nel corpo e nella mente delle persone e stratificano ingiustamente la società.
Promuovere salute mentale significa anche sostenere condizioni di vita più eque, per tutte e tutti.
Promuovere diritti.
Abbiamo il potere di agire su questo, sulle condizioni sociali e di salute mentale di molte persone.
Anche se non siamo psicoterapeuti o se non siamo politici.
Mentre se siamo psicoterapeuti, possiamo agire per la salute di moltissime persone.
Ora possiamo farlo.
Scegliere di cambiare il mondo in cui viviamo è un atto di cura.
Qui è possibile trovare materiale informativo.

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