di S. Taliani
Ed. Ombre Corte, 2019
In questo libro Simona Taliani racconta una parte del processo migratorio nigeriano e lo fa attraverso le voci e le storie delle donne che lei stessa ha incontrato nel corso del suo lavoro clinico ed etnografico.
Descrive vincoli e pratiche connesse a quella che nella letteratura è stata definita la diaspora criminale nigeriana e che scandiscono il tempo delle giovani donne una volta arrivate in Europa, a partire dal peso del debito contratto.
Storie e voci di donne e di madri il cui Diritto fondamentale ad Esistere sembra scomparire fra le logiche di dominio e di potere non solo di chi le rende schiave e merce, ma anche di uno Stato che “accoglie” ma non riconosce, non differenzia. Il testo esplora sia l’anatomia di un potere che si manifesta nel rito, sia la conoscenza necessaria del sistema di assoggettamento, quanto la cura di chi vuole riprendersi le manciate di vita che restano.
È il corpo che diventa il segno della violenza subita, il più delle volte da connazionali e che rivela le conseguenze di forme di coercizione psichiche, fisiche e morali. Corpi legati ai riti, copri legati alla maternità come unica possibilità di esistere: l’esistere per qualcun altro. Possibilità, questa, spesso negata, come racconta l’autrice, da un potere magico-trascendente che va al di là dello spazio e del tempo: ponte fra Nigeria ed Europa. Negata però anche dallo Stato d’arrivo, Taliani racconta di figli persi, dati in adozione perché chi giudica, chi valuta è un Sistema istituzionale che non contempla le differenze (intese come unicità), non domanda Chi ha di fronte, ma, spesso, patologizza.
Credenze, riti, pensieri e sistemi di significato non interrogati, rimasti sconosciuti allo sguardo dell’Istituzione diventano diagnosi: devono essere curati.
Taliani dà un nome, un volto, una storia unica a tutte le donne, a tutte le madri di cui riporta la voce. La relazione terapeutica è scambio, è un conoscersi e riconoscersi reciproco, è farsi abitare da luoghi lontani, da riti, immagini, odori, simboli e segni: meticciarsi è il modo attraverso cui si può parlare di Sé e dell’Altro, fuori dalle dinamiche di potere. Non racconta di percorsi di cura, ma della possibilità di prendersi cura di Se stessi e dell’Altro attraverso il reciproco “conoscimento”.
Parlare di Sé, essere in relazione ed esplorare mondi attraverso il proprio desiderio è esercizio di libertà.