Michel Foucault, 1975
Che cosa si intende per “normalità”? Come viene stabilito chi è “normale” e chi non lo è, quale comportamento vada ritenuto “anormale” e quale invece no? Tra il 1974 e il 1975, in un ciclo di lezioni tenute al Collège de France, Michel Foucault tenta di dare risposta a queste domande con il suo consueto metodo di “archeologia del sapere”, ricostruendo l’evoluzione storica di concetti epistemologici e fenomeni sociali legati al tema della a-normalità.
Foucault ravvisa la successione di tre figure che nella Storia hanno rappresentato il prototipo dell’anormale: nel Medioevo, il mostro, colui che è contro-natura (leggi anche, contro-dio) perchè ad esempio ermafrodito; nell’Ottocento, l’individuo da correggere, non più l’eccezione ad un ordine stabile ma una presenza deviante passibile di essere normalizzata; infine, il masturbatore, ovvero la chiave per estendere il potere medico alla sfera della sessualità, rendendolo di fatto ubiquitario.
Attraverso l’evoluzione di queste figure Foucault ci introduce al potere di normalizzazione: una serie di dispositivi (termine ombrello dell’autore, che può indicare teorie, pratiche, meccanismi di potere, strutture sociali, luoghi fisici) che disegnano una traiettoria sociale ben precisa cui l’individuo deve uniformarsi e sulla cui aderenza egli viene sorvegliato, ed eventualmente punito.
Astruso, illuminante e tagliente come sempre, Foucault decostruisce il concetto di “normalità” mostrandone il carattere arbitrario ed intrinsecamente repressivo e dispotico, fino a ciò che ne considera l’apoteosi, ovvero la perizia psichiatrica e la psichiatria giudiziaria, grazie alla quale “ il vile mestiere di punire si trova […] trasformato nel bel mestiere di guarire”.
Un testo imprescindibile di un grande maestro del sospetto, per chiunque nutra dei dubbi sui concetti di normalità e patologia psichiatrica, l’implicita morale sociale e la prepotenza della maggioranza!