di Elisabeth Ann Danto

Ed. Columbia University Press 2005

La storia è scritta dai vincitori e riprodotta secondo i canoni valoriali dominanti che selezionano gli elementi da riprodurre, quello che contraddice l’esistente, semplicemente viene oscurato, si perde nei meandri dell’irrilevanza.

E’ quello che impariamo dalla lettura di “Freud’s Free Clinics”. Il libro ripercorre l’evoluzione della psicanalisi in Europa nell’intervallo di tempo che intercorre tra le due Guerre Mondiali. La peculiarità è da ricercarsi nell’oggetto di analisi.

La Danto, assistente sociale americana, colloca la psicanalisi all’interno dello spirito politico e sociale dell’epoca e, viceversa, sottolinea quanto di questo spirito, animato da un fervente entusiasmo verso la costituzione delle politiche di welfare e comunitarie, fosse presente all’interno delle pratiche psicanalitiche all’epoca della loro diffusione.

Il testo sembra voler andare, ostinatamente e a volte ostentatamente, in direzione opposta alle molte narrazioni che addebitano la psicanalisi una parte delle responsabilità per il diffondersi di una concezione individualistica, individualizzante e psicologizzante dell’esperienza.
La psicanalisi, costituisce qui uno strumento di lotta sociale più che individuale, aperta questione attorno a cui si sviluppano molti dibattiti (si veda la critica di Castel per una posizione critica nei confronti della disciplina)

Ne emerge un ritratto dal fortissimo sapore politico e minuziosamente particolareggiato a partire dall’esperienza del Berlin Poliklinik anni dopo riprodotta nell’Ambulatorium di Vienna anche se l’autrice sceglie di far calare il sipario sulla narrazione proprio quando le medesime strutture vengono riconvertite con il supporto di alcuni noti psicanalisti a strumento dell’ideologia nazista.

Ma il vero valore aggiunto del libro è costituito dagli aspetti inediti relativi alle pratiche, sempre collettive, sia cliniche che propriamente politiche persi nei meandri della storia della tecnica e nel culto della personalità, oltre che sovrastati dalla trasmissione di aspetti teorici e clinici della psicanalisi. Sedute gratuite, negoziazione delle tariffe, tariffe variabili in base alle possibilità dei pazienti, redistribuzione delle tariffe tra gli operatori, educazione alla sessualità, supporto alle famiglie indigenti, tutti aspetti fondamentali, descritti con meticolosità dall’autrice la cui riscoperta getta una luce fondamentale per capire a fondo l’ethos e le pratiche, oggi dimenticate, entro e grazie a cui si è sviluppata la psicanalisi costituendone elementi essenziali.

Come sfondo di tutto il discorso dell’autrice, di cui va ammirato il lavoro di incredibile ricostruzione delle fonti storiche, e attraverso le voci dei molti protagonisti che animano il testo (tra i più presenti, oltre Freud, Simmel, Reich, Fromm, Otto Fenichel) emerge la consapevolezza, oggi in buona parte esaurita, del mandato politico del lavoro di cura e un costante, appassionato ed esplicito riferimento a marxismo e socialismo che oggi farebbe drizzare i capelli a qualunque psicologo o psicanalista ortodosso.

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